GIORNO 121- LA LUNGA ATTESA

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Giornata alternativa. Ci alziamo alla buon’ora (ore 5.30) e facciamo colazione. Cereali e frutta secca, banana e un caffè lungo, come la maggior parte delle altre mattine. Ci laviamo la faccia con l’acqua gelata così da risvegliarci per bene, scuotere via il torpore notturno e dare il buongiorno ai nostri sogni.
Con tanto di maglione e berretto di lana, ci gustiamo l’alba in sella alle nostre biciclette. Scendiamo al porto dove ci sarà il traghetto che ci scorterà fino a Port Baikal. È un attimo per capire che quel traghetto non salperà da quel porto, ma dal porticciolo secondario, laggiù in fondo al paese. Abbiamo 15 minuti e 4 km da fare. Fattibilissimo se non fosse per la paura di perderlo (per il prossimo ci sarebbe da aspettare troppo). Iniziamo a pedalare e le nostre biciclette prendono il volo, incuranti dell’aria fredda che sferza le nostre guance e delle gocce di sudore lungo la schiena.
Attracchiamo a Port Baikal, un paesino che sembra disabitato, collegato al resto del mondo solo grazie alle barchette o alla piccola linea ferroviaria. Aspettiamo il trenino che ci porterà a Slyudyanka (non guadagnamo nessun giorno, ma evitiamo di fare strade inaffidabili), apprezzando i primi raggi di sole che sbarluccicano sul lago. All’arrivo del capostazione scopriamo poi che il costo per caricare le biciclette è incredibilmente alto, e dobbiamo pagare in contanti. “Non abbiamo così tanti soldi nel portafoglio, e non vogliamo neanche spenderli per un viaggio simile” gli diciamo, sorridenti. Decidiamo così di non salire su quel treno, consapevoli del fatto che il prossimo, quello più economico, partirà tra 16 ore.

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